On the road... in Sardegna
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Quando ci si appresta a
fare un viaggio in Sardegna si parte carichi di aspettative; per
molti rappresenta quasi una meta esotica, per altri un posto
esclusivo e ci sono anche quelli che sentono il richiamo di un'isola
piena di segreti. La Sardegna è un po' tutto questo: le spiagge
bianche, le cale, il mare turchese e limpido fanno pensare ai
tropici, ma con quella calda atmosfera mediterranea che è
impossibile da replicare; la Costa Smeralda non smette di essere il
ritrovo del mondo dello spettacolo e non può che apparire remota al
resto dell'isola, e poi c'è l'interno, con i suoi paesaggi
strabilianti fatti di gole, montagne, vallate verdi in cui capre,
pecore e mucche pascolano immerse in un sogno bucolico.
Quando abbiamo progettato il nostro viaggio abbiamo deciso di cercare di vedere tutti e tre questi aspetti della Sardegna. In sette giorni non sembrava facile, ma la Costa Est ha esaudito perfettamente le nostre esigenze di scoperta. Doveva necessariamente essere un viaggio a tappe, per consentirci di gustare le diverse anime di questa regione, e per viverlo più intensamente quale mezzo migliore delle due ruote? Forse non rappresentano il massimo della comodità, ma attraversare un paesaggio da favola in sella a un moto ti fa vedere il mondo sotto un'altra luce. Innanzitutto l'aria, la respiri davvero, senza filtri o condizionatori, ti entra urlando nelle narici, ti schiaffeggia, romba nelle orecchie ed è come se le immagini stesse in cui sei immerso ti entrassero dentro.
Le tappe sono state poche perché pochi erano i giorni, avremmo voluto vedere tante altre cose, ma se lo definiamo un assaggio della Sardegna allora è stato un vero buffet pieno di stuzzichini deliziosi.
Sbarcati a Golfo Aranci in tarda serata, il mattino dopo è partita l'avventura alla scoperta dell'anima dell'isola. Ci siamo svegliati con un forte vento di maestrale, fresco addosso e fastidioso da sostenere in moto, ma che ha spazzato il cielo regalandoci un azzurro stupendo attraversato da piccole nuvole bianche, perfetto contraltare di un mare che persino in una cittadina portuale ha una trasparenza incredibile. Pur avendo delineato in modo sommario il nostro viaggio, abbiamo deciso di seguire l'istinto e di fermarci lungo il tragitto anche solo per godere di un bel panorama. E così abbiamo fatto: primissima mini-tappa San Teodoro, in cui ci siamo fermati a bere un caffè. Il paesino si affaccia sul complesso golfo di Olbia, animato da isolette e scogli, ed è difficile per gli occhi fermarsi su un unico dettaglio. Meglio guardare il mare, perché la cittadina in sé offre poco, se non le classiche immagini turistiche di villette e residence che, facile intuire, d'inverno renderanno questo posto desolato e un po' triste.
Ma è a Capo Coda Cavallo che si può godere di una vista spettacolare sul golfo: siamo saliti in alto, per raggiungere una terrazza panoramica da cui godere di tutta quella bellezza. Il vento lassù era micidiale, ma non per questo ci siamo lasciati intimidire e con la nostra super Nikon abbiamo cercato di catturare quella meraviglia. Ma sinceramente non ci è venuta molta voglia di fare il bagno... uscendo dall'acqua saremmo di sicuro morti congelati. E poi ci riservavamo il piacere del mare per una spiaggia che viene considerata tra le più belle della Sardegna: Berchida.
Ma prima di arrivarci ci aspettava un altro stop al Castello della Fava, a Posada. Lo so cosa starete pensando, che l'abbiamo scelto solo per il nome effettivamente buffo (fatevi spiegare dai toscani perché), e in parte è così, ma in realtà siamo cacciatori di antichità: per noi un viaggio non è completo se non ci possiamo gustare qualcosa della storia del luogo in cui andiamo.
Ahimè bisogna dire che in questo la nostra avventura è stata abbastanza deludente: la Sardegna è molto affascinante sotto diversi aspetti, ma le tracce della sua storia sono così remote e poco curate che abbiamo sentito la mancanza di qualcosa.
Quando abbiamo progettato il nostro viaggio abbiamo deciso di cercare di vedere tutti e tre questi aspetti della Sardegna. In sette giorni non sembrava facile, ma la Costa Est ha esaudito perfettamente le nostre esigenze di scoperta. Doveva necessariamente essere un viaggio a tappe, per consentirci di gustare le diverse anime di questa regione, e per viverlo più intensamente quale mezzo migliore delle due ruote? Forse non rappresentano il massimo della comodità, ma attraversare un paesaggio da favola in sella a un moto ti fa vedere il mondo sotto un'altra luce. Innanzitutto l'aria, la respiri davvero, senza filtri o condizionatori, ti entra urlando nelle narici, ti schiaffeggia, romba nelle orecchie ed è come se le immagini stesse in cui sei immerso ti entrassero dentro.
Le tappe sono state poche perché pochi erano i giorni, avremmo voluto vedere tante altre cose, ma se lo definiamo un assaggio della Sardegna allora è stato un vero buffet pieno di stuzzichini deliziosi.
Sbarcati a Golfo Aranci in tarda serata, il mattino dopo è partita l'avventura alla scoperta dell'anima dell'isola. Ci siamo svegliati con un forte vento di maestrale, fresco addosso e fastidioso da sostenere in moto, ma che ha spazzato il cielo regalandoci un azzurro stupendo attraversato da piccole nuvole bianche, perfetto contraltare di un mare che persino in una cittadina portuale ha una trasparenza incredibile. Pur avendo delineato in modo sommario il nostro viaggio, abbiamo deciso di seguire l'istinto e di fermarci lungo il tragitto anche solo per godere di un bel panorama. E così abbiamo fatto: primissima mini-tappa San Teodoro, in cui ci siamo fermati a bere un caffè. Il paesino si affaccia sul complesso golfo di Olbia, animato da isolette e scogli, ed è difficile per gli occhi fermarsi su un unico dettaglio. Meglio guardare il mare, perché la cittadina in sé offre poco, se non le classiche immagini turistiche di villette e residence che, facile intuire, d'inverno renderanno questo posto desolato e un po' triste.
Ma è a Capo Coda Cavallo che si può godere di una vista spettacolare sul golfo: siamo saliti in alto, per raggiungere una terrazza panoramica da cui godere di tutta quella bellezza. Il vento lassù era micidiale, ma non per questo ci siamo lasciati intimidire e con la nostra super Nikon abbiamo cercato di catturare quella meraviglia. Ma sinceramente non ci è venuta molta voglia di fare il bagno... uscendo dall'acqua saremmo di sicuro morti congelati. E poi ci riservavamo il piacere del mare per una spiaggia che viene considerata tra le più belle della Sardegna: Berchida.
Ma prima di arrivarci ci aspettava un altro stop al Castello della Fava, a Posada. Lo so cosa starete pensando, che l'abbiamo scelto solo per il nome effettivamente buffo (fatevi spiegare dai toscani perché), e in parte è così, ma in realtà siamo cacciatori di antichità: per noi un viaggio non è completo se non ci possiamo gustare qualcosa della storia del luogo in cui andiamo.
Ahimè bisogna dire che in questo la nostra avventura è stata abbastanza deludente: la Sardegna è molto affascinante sotto diversi aspetti, ma le tracce della sua storia sono così remote e poco curate che abbiamo sentito la mancanza di qualcosa.
Se però pensate di rimanere delusi, vi consiglio di andare in Ogliastra: dalla costa all'entroterra è un turbinio di colori e immagini, natura allo stato puro che non potrà che emozionarvi.
Cala Gonone è il posto ideale per tanti tipi di viaggiatori: dai comodoni che si vogliono godere il vero relax in spiagge da sogno, agli scalatori esperti e amanti del trekking ai quali tante possibilità di divertimento sono offerte. La cittadina è deliziosa, affacciata su un mare straordinario e protetta da alte montagne che segnano l'inizio della zona montuosa del Gennargentu: tanta comodità sulla costa e terre incontaminate alle sue spalle. Settembre è sicuramente il mese ideale per godersi questa girandola di emozioni in tranquillità: sebbene si senta già nell'aria la timida malinconia dell'autunno, c'è molta meno confusione e finalmente la città smette di essere chiamata “Cala Gommone”.
D'altronde si tratta dell'unico mezzo con il quale raggiungere le splendide cale che hanno reso famosa questa zona: Cala Luna, Cala Fuili, Cala Sisine, Cala Mariolu, Cala Goloritzè, solo per citare le più note.
Cala Gonone è il posto ideale per tanti tipi di viaggiatori: dai comodoni che si vogliono godere il vero relax in spiagge da sogno, agli scalatori esperti e amanti del trekking ai quali tante possibilità di divertimento sono offerte. La cittadina è deliziosa, affacciata su un mare straordinario e protetta da alte montagne che segnano l'inizio della zona montuosa del Gennargentu: tanta comodità sulla costa e terre incontaminate alle sue spalle. Settembre è sicuramente il mese ideale per godersi questa girandola di emozioni in tranquillità: sebbene si senta già nell'aria la timida malinconia dell'autunno, c'è molta meno confusione e finalmente la città smette di essere chiamata “Cala Gommone”.
D'altronde si tratta dell'unico mezzo con il quale raggiungere le splendide cale che hanno reso famosa questa zona: Cala Luna, Cala Fuili, Cala Sisine, Cala Mariolu, Cala Goloritzè, solo per citare le più note.
Purtroppo una legge assurda consente a chiunque privo di patente nautica di guidare un gommone con un motore al di sotto dei 40 cc (provate a pensare alla stessa cosa ma su strada; vi pare logico o assolutamente folle?!). Questo fa sì che si assista a scene che vanno dal comico, stile Paperissima Sprint, alla tragedia sfiorata. Non è difficile immaginare che ad Agosto questa zona assomigli in modo preoccupante alle tangenziali di Milano... È per questo che consigliamo a tutti coloro che non hanno mai guidato un mezzo nautico di affidarsi ai tanti barcaioli esperti che popolano il piccolo porto di Gala Gonone: c'è l'imbarazzo della scelta e, sebbene si rinunci al brivido di sfrecciare sulle azzurre acque sarde, in cambio si può avere il piacere di ascoltare informazioni e aneddoti interessanti, il tutto senza rischiare la propria e l'altrui vita. E vi pare poco?!
Le spiagge e le cale non rappresentano l'unica attrazione della zona; la costa è infatti ricca di grotte, luoghi affascinanti e misteriosi che suscitano in me una gran meraviglia perché mi trovo al cospetto di vere cattedrali costruite dall'incessante e potente lavoro dell'acqua. Tra queste merita sicuramente un visita la Grotta del Fico (parecchi punti di demerito per la famosa Lonely Planet che non la nomina nemmeno), meno famosa di quella del Bue Marino, che non abbiamo visitato perché troppo affollata e soprattutto perché ci piace fare i diversi. La Grotta del Fico si affaccia direttamente sul mare e deve il nome alla presenza, quando fu scoperta negli anni '60, di un enorme albero di fico, di cui oggi rimane solo una piccola ma ancora notevole porzione. Come spiegherà la simpatica e preparatissima guida – un arzillo speleologo di Baunei - si tratta di una grotta che all'apparenza sembra “viva” perché al suo interno è ancora presente dell'acqua che continua a scavare, ma si tratta di acqua residua, che ben presto finirà e allora la grotta comincerà a riempirsi di nuovo...Prima di lasciarci il nostro speleologo ha voluto diffondere alcune verità nascoste che io riporterò qui proprio per dovere morale: sapete che tutte le cale più famose, a partire da Cala Luna, appartengono al territorio di Baunei e non di Dorgali ( di cui fa parte Cala Gonone)? Ma per una decisione presa nel passato dai baunesi (ultimo baluardo del marxismo in Europa!), non esistono attività turistiche, sicché tutti si rifugiano nella mondana Cala Gonone, da dove partono per visitare ciò che in realtà appartiene ai baunesi (anche se io direi ai sardi in generale...). Anche il nome di Cala Mariolu è in realtà un falso, affibbiato dagli abitanti di Cala Gonone ispirandosi alle storie dei pescatori ponzesi che in quelle acque venivano a pescare, spesso subendo i furti di un abile mariuolo: la foca monaca. In realtà per i baunesi quella è la Cala ISPULICIDINIA, la cala delle “pulci di neve”. Attenzione alla spiegazione perché è fantastica: la sabbia è composta da ghiaia fine che ricorda delle piccole pulci e si siccome è bianca, è “di nia” cioè di neve; nell'antico dialetto sardo infatti non esistevano i colori, che venivano semplicemente indicati tramite associazioni di oggetti o cose del colore che si voleva descrivere. Quindi rosso era “color foco”, azzurro “colore cielo” e bianco “colore di neve”. Straordinario...
Un'altra grotta che regala emozioni è quella di Ispinigoli, che fa parte del territorio di Dorgali. In questo caso si tratta di una grotta “morta”, in cui infatti è possibile vedere il lento lavoro di riempimento dalla gran quantità di stalattiti presenti. Una in particolare, posta al centro della grotta, è degna di nota: si tratta infatti di una torre di 36 m, la più alta d'Europa, costituita per ¾ da una stalattite e per la restante parte da una stalagmite.
All'interno della grotta si trova anche l'Abisso delle Vergini, un pozzo naturale profondo 60 m in cui gli speleologi posso effettuare immersioni. Il nome non indica il suo vero utilizzo nel passato: è dovuto al ritrovamento di monili fenici, che venivano probabilmente gettati come dono agli dei in un luogo considerato sacro. Ma ammetterete che “Abisso dei monili” suonava decisamente peggio...e perché non aggiungere un po' di sano terrore?!
Partire da Cala Gonone in direzione sud vuol dire attraversare uno dei paesaggi più spettacolari che la natura può regalare: si passa infatti nel parco del Gennargentu, salendo attraverso montagne verdi percorse da gole (è qui che si trova la famosa gola Su Gorropu, un vero è proprio canyon made in Italy), canyon e grandi valli dove lasciar perdere lo sguardo. Passare in questi luoghi selvatici e incontaminati in moto ci ha regalato delle sensazioni uniche: niente faceva pensare di essere a due passi da casa, saremmo potuti essere ovunque, lontani migliaia di chilometri, sperduti in un sogno senza la voglia di tornare indietro. L'aria era fredda lassù nonostante fosse metà settembre, ma cristallina ed era una gioia correrle dentro sotto un cielo turchese. Poi man mano che si scendeva si avvertiva il tepore crescere e anche il paesaggio cambiava: agli alberi si sostituivano gli arbusti e un'erba così verde e morbida che pareva dipinta. Qua e là mucche e capre felici vivevano il loro sogno bucolico, disturbate appena dal rumore delle moto di passaggio. Alla fine era come se fossimo tutti parte di quell'acquerello, perché spaventarsi?
Ad Arbatax abbiamo fatto la sosta pranzo: pane guttiau (una vera droga) e frutta a volontà; non per la dieta (parola a me soprattutto sconosciuta), ma perché la sera ci aspettava una cena luculliana a base di prelibatezze sarde e del famoso porceddu in un agriturismo in Costa Rei (Centro Ippico agrituristico del Sarrabus).
Della piccola cittadina portuale abbiamo visto sole le Rocce Rosse: affacciate sul mare, sono formazioni geologiche straordinarie quasi quanto le Remarkable Rocks di Kangaroo Island (Australia), ma a differenza della terra dei canguri, qui non era presente né una guida né tanto meno un cartello che ne spiegassero l'origine...
Il nostro viaggio è terminato a Muravera, dove un nostro caro amico gestisce un bed & breakfast davvero suggestivo, in un'antica corte piena di verde e ben curata, in cui si sente aria di casa e di vecchie care cose... Sempre a sentire la spocchiosa Lonely Planet, si tratta di una zona che non vale la pena visitare (gli viene dedicata una sola misera pagina), invece il territorio di Muravera riserva belle sorprese: innanzitutto le spiagge che fino a quella più famosa di Costa Rei, rappresentano piccoli gioielli di sabbia bianca e acque trasparenti e poi non delude affatto il paesaggio di cui si gode dalla cima del nuraghe S'acqua Secci, da cui si può ammirare il promontorio di Capo Feraxi, la Torre Salinas e lo stagno di Colostrai dove vengono a svernare i fenicotteri. D'altra parte il Sarrabus, la zona che si estende a Nord di Cagliari e che rappresenta l'entroterra della costa est, è una delle aree meno popolate e più selvatiche e fa da contraltare al forte afflusso turistico della costa, dove sorgono piccoli villaggi di residence e appartamenti abitati solo in estate.
La spiaggia più vicina a Muravera è un'ampia fascia di sabbia dorata, che verso nord sembra perdersi nell'infinito mentre a sud è vegliata dalla Torre Salinas.
Nonostante fosse ancora caldo, era deserta. Il sole alle nostre spalle baciava ogni cosa di luce viva, e noi stavamo seduti così, insieme, a guardare quel mare immobile e intenso, il cielo acceso nelle ultime ore del sole, quella solitudine di fine stagione che ci riempiva il cuore di una strana pace.
O forse era l'impressione di essere di fronte alla natura rivelata delle cose: quando tutti vanno via e restano solo i granelli di sabbia, l'acqua di mare, gli arbusti, i pini e gli uccelli a vivere finalmente liberi, nel silenzio.
Niente poteva essere più bello di così.
ALICE
Un'altra grotta che regala emozioni è quella di Ispinigoli, che fa parte del territorio di Dorgali. In questo caso si tratta di una grotta “morta”, in cui infatti è possibile vedere il lento lavoro di riempimento dalla gran quantità di stalattiti presenti. Una in particolare, posta al centro della grotta, è degna di nota: si tratta infatti di una torre di 36 m, la più alta d'Europa, costituita per ¾ da una stalattite e per la restante parte da una stalagmite.
All'interno della grotta si trova anche l'Abisso delle Vergini, un pozzo naturale profondo 60 m in cui gli speleologi posso effettuare immersioni. Il nome non indica il suo vero utilizzo nel passato: è dovuto al ritrovamento di monili fenici, che venivano probabilmente gettati come dono agli dei in un luogo considerato sacro. Ma ammetterete che “Abisso dei monili” suonava decisamente peggio...e perché non aggiungere un po' di sano terrore?!
Partire da Cala Gonone in direzione sud vuol dire attraversare uno dei paesaggi più spettacolari che la natura può regalare: si passa infatti nel parco del Gennargentu, salendo attraverso montagne verdi percorse da gole (è qui che si trova la famosa gola Su Gorropu, un vero è proprio canyon made in Italy), canyon e grandi valli dove lasciar perdere lo sguardo. Passare in questi luoghi selvatici e incontaminati in moto ci ha regalato delle sensazioni uniche: niente faceva pensare di essere a due passi da casa, saremmo potuti essere ovunque, lontani migliaia di chilometri, sperduti in un sogno senza la voglia di tornare indietro. L'aria era fredda lassù nonostante fosse metà settembre, ma cristallina ed era una gioia correrle dentro sotto un cielo turchese. Poi man mano che si scendeva si avvertiva il tepore crescere e anche il paesaggio cambiava: agli alberi si sostituivano gli arbusti e un'erba così verde e morbida che pareva dipinta. Qua e là mucche e capre felici vivevano il loro sogno bucolico, disturbate appena dal rumore delle moto di passaggio. Alla fine era come se fossimo tutti parte di quell'acquerello, perché spaventarsi?
Ad Arbatax abbiamo fatto la sosta pranzo: pane guttiau (una vera droga) e frutta a volontà; non per la dieta (parola a me soprattutto sconosciuta), ma perché la sera ci aspettava una cena luculliana a base di prelibatezze sarde e del famoso porceddu in un agriturismo in Costa Rei (Centro Ippico agrituristico del Sarrabus).
Della piccola cittadina portuale abbiamo visto sole le Rocce Rosse: affacciate sul mare, sono formazioni geologiche straordinarie quasi quanto le Remarkable Rocks di Kangaroo Island (Australia), ma a differenza della terra dei canguri, qui non era presente né una guida né tanto meno un cartello che ne spiegassero l'origine...
Il nostro viaggio è terminato a Muravera, dove un nostro caro amico gestisce un bed & breakfast davvero suggestivo, in un'antica corte piena di verde e ben curata, in cui si sente aria di casa e di vecchie care cose... Sempre a sentire la spocchiosa Lonely Planet, si tratta di una zona che non vale la pena visitare (gli viene dedicata una sola misera pagina), invece il territorio di Muravera riserva belle sorprese: innanzitutto le spiagge che fino a quella più famosa di Costa Rei, rappresentano piccoli gioielli di sabbia bianca e acque trasparenti e poi non delude affatto il paesaggio di cui si gode dalla cima del nuraghe S'acqua Secci, da cui si può ammirare il promontorio di Capo Feraxi, la Torre Salinas e lo stagno di Colostrai dove vengono a svernare i fenicotteri. D'altra parte il Sarrabus, la zona che si estende a Nord di Cagliari e che rappresenta l'entroterra della costa est, è una delle aree meno popolate e più selvatiche e fa da contraltare al forte afflusso turistico della costa, dove sorgono piccoli villaggi di residence e appartamenti abitati solo in estate.
La spiaggia più vicina a Muravera è un'ampia fascia di sabbia dorata, che verso nord sembra perdersi nell'infinito mentre a sud è vegliata dalla Torre Salinas.
Nonostante fosse ancora caldo, era deserta. Il sole alle nostre spalle baciava ogni cosa di luce viva, e noi stavamo seduti così, insieme, a guardare quel mare immobile e intenso, il cielo acceso nelle ultime ore del sole, quella solitudine di fine stagione che ci riempiva il cuore di una strana pace.
O forse era l'impressione di essere di fronte alla natura rivelata delle cose: quando tutti vanno via e restano solo i granelli di sabbia, l'acqua di mare, gli arbusti, i pini e gli uccelli a vivere finalmente liberi, nel silenzio.
Niente poteva essere più bello di così.
ALICE
Alto Adige: alla scoperta della Strada del Vino
Ispirata dal libro "Eredità" di cui vi avevamo parlato qualche settimana fa, ci siamo spinti alla scoperta di tutti i luoghi nominati e vissuti dai protagonisti.
Oggi quindi, ripercorriamo insieme una piccola parte dell'Alto Adige; poco sopra il confine Trentino ci immergiamo nel verde dei vigneti, circondati da casette da sogno e da profumi della gustosa cucina sud tirolese.
Imbocchiamo la Strada del Vino all'altezza di Magrè; ci troviamo a sinistra del fiume Adige e proseguiamo verso nord.
Passare in Alto Adige è una ventata di aria fresca; le case, le strade e l'ambiente appaiono subito più curati e più belli. Siamo in Italia, ma non possiamo fare a meno di sentirci ospiti in un paese straniero.
Oggi quindi, ripercorriamo insieme una piccola parte dell'Alto Adige; poco sopra il confine Trentino ci immergiamo nel verde dei vigneti, circondati da casette da sogno e da profumi della gustosa cucina sud tirolese.
Imbocchiamo la Strada del Vino all'altezza di Magrè; ci troviamo a sinistra del fiume Adige e proseguiamo verso nord.
Passare in Alto Adige è una ventata di aria fresca; le case, le strade e l'ambiente appaiono subito più curati e più belli. Siamo in Italia, ma non possiamo fare a meno di sentirci ospiti in un paese straniero.
Pochi km dopo il graziosissimo paese di Magrè troviamo una deviazione sulla sinistra che ci indicherà Entiklar e la Cantina Tiefenbrunner. Seguendo la strada ci troveremo in breve tempo in una splendida tenuta cicondata dalle vigne e da un meraviglioso parco che riproduce in miniatura un intero paesaggio montano, con tanto di vette, grotte, laghi e isolotti. Vale la pena soffermarsi a gurardare le numerose figure e creature leggendarie che, scolpite nella pietra, abbelliscono il giardino.
Nel punto di ristoro, all'ombra di pergolati e pini, sarà possibile (ed è altamente consigliabile) gustarsi un bel tagliere di speck e formaggi accompagnato da un'ottima selezione di vini di produzione locale.
Nel punto di ristoro, all'ombra di pergolati e pini, sarà possibile (ed è altamente consigliabile) gustarsi un bel tagliere di speck e formaggi accompagnato da un'ottima selezione di vini di produzione locale.
Una volta ben rifocillati, proseguiamo per la strada secondaria che ci ha portati ad Entiklar e perdiamoci alla scoperta di piccoli ed antichi borghi. Un percorso altrnativo per procedere di qualche km verso nord è quello segnato in rosso nella cartina a lato. I piccoli paesini che incontreremo ci portranno diretti nel cuore dei vigneti dell'Alto Adige e da quassù potremo godere appieno di una splendida vista sulla val d'Adige.
Torniamo così a valle e proseguiamo verso nord sulla Strada del Vino. Incontreremo Termeno arrivando, quindi, a Caldaro dove, chi volesse fare due passi, potrà raggiungere il lago e passeggiare lungo le rive.
Per tutti coloro che volessero approfondire e scoprire le numerose attività che questa zona offre, consiglio di visitare questo sito.
Ma noi proseguiamo e ci apprestiamo a raggiungre l'altra sponda dell'Adige visitando Egna e l'incantevole paesino di Pinzon.
Torniamo così a valle e proseguiamo verso nord sulla Strada del Vino. Incontreremo Termeno arrivando, quindi, a Caldaro dove, chi volesse fare due passi, potrà raggiungere il lago e passeggiare lungo le rive.
Per tutti coloro che volessero approfondire e scoprire le numerose attività che questa zona offre, consiglio di visitare questo sito.
Ma noi proseguiamo e ci apprestiamo a raggiungre l'altra sponda dell'Adige visitando Egna e l'incantevole paesino di Pinzon.
Permettetemi, a questo punto (visto che siam di strada) di suggerirvi un'altro immancabile punto di ristoro: il Vikors Imbiss Radlstation dove potrete gustarvi tutte le leccornie altoatesine e dissetarvi con una bella birra. Il chiosco si trova sulla strada provinciale 127, poco prima di arrivare ad Ora. Spero che la cartina che stò per riportarvi vi possa tornare utile.
Una volta rifocillati, non resta che proseguire per Ora, seguire le indicazioni per Montagna e poi per Pinzano. Se non doveste trovare Pinano al primo colpo (e sarà probabile, perchè dalla strada principale a valle, non è segnato) non demordete, la ricerca sarà valsa la pena. Il paesino di pinzano è un gioiello, anch'esso circondato da vigne, rilascia profumi di lunghe e vissute tradizioni. Impossibile non segnalarvi una piccola chicca proprio al centro del paese: il Pinzoner keller...nel caso aveste ancora fame...
BETTA
Una volta rifocillati, non resta che proseguire per Ora, seguire le indicazioni per Montagna e poi per Pinzano. Se non doveste trovare Pinano al primo colpo (e sarà probabile, perchè dalla strada principale a valle, non è segnato) non demordete, la ricerca sarà valsa la pena. Il paesino di pinzano è un gioiello, anch'esso circondato da vigne, rilascia profumi di lunghe e vissute tradizioni. Impossibile non segnalarvi una piccola chicca proprio al centro del paese: il Pinzoner keller...nel caso aveste ancora fame...
BETTA